Parlare degli psicanalisti è parlare di un concetto che già non ha più a che fare con la psicanalisi
né con l’approccio intellettuale. Parlare degli
psicanalisti è fare di una posizione
una categoria professionale e sociale. Ogni battaglia per il riconoscimento
dell’ordine o della categoria degli psicanalisti, o psicoanalisti, è una
battaglia sindacale. Apparentemente può sembrare anche una battaglia per la
libertà, ma la cosa è solo sfiorata. La battaglia per la libertà non esige
l’ordinamento, il catalogo, la categorizzazione di chi si trova in un
dispositivo intellettuale. Dispositivo di parola, di scambio, di formazione
intellettuale. Il catalogo degli attanti sociali è un’esigenza dell’approccio
ideologico protezionistico. Questo approccio ideologico ha come correlato il
protezionismo, il monopolio, la gestione di un determinato settore, una volta
individuato come fonte di business. Anche la salute oggi è ritenuta un business e la sanità pubblica si costituisce
come un cartello per il suo monopolio.
La psicanalisi in nessun modo può
inscriversi nel business della salute, perché non è per la guarigione da
qualcosa. Si tratta di esperienza della parola, in cui interviene anche la
salute, ma in un’accezione differente da quella sanitaria.
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